C'è chi viaggia per necessità e chi per consuetudine.
Non parlo di lavoro, ma di piacere.
Di viaggiatori e di turisti.
Tutti nasciamo turisti, con l'azione intrinseca di utilizzare il denaro per non passare le ferie nella dimora cittadina. Non si tratta di un'urgenza ma di un atto istintivo: al guadagno ne consegue la vacanza più o meno lontano da casa.
In alcuni però avviene l'evoluzione:
per un bisogno innato, si diventa viaggiatori.
Piccola parentesi degna di Superquark: il confine tra uno e l'altro può essere sottile, e le due specie vengono spesso confuse. Sono state riconosciute diverse sottocategorie che differenziano ulteriormente coloro appartenenti alla stessa (un esempio può essere il
turista disinteressato, che utilizza il denaro per affittare una seconda base per il riposo statico di mente e corpo, ed il
turista da manuale, che al contrario si muove finchè non riesce a vedere tutte le mete consigliate dalle guide turistiche).
Piccola parentesi musicale: il pezzo che segue è stato scritto con Arrival of the birds in sottofondo: ascoltandolo credo renda meglio l'intensità di cui parlo.
Insomma, turista e viaggiatore sono molto simili, ma totalmente diversi per un piccolo particolare.
Quello stato che si crea nella mente, nel corpo, nell'animo del vero viaggiatore; è un virus che rimane latente fino al primo volo, al primo treno.
Nel momento in cui lo conosci, impari a riconoscerlo. E' attaccato ad ogni cellula del tuo corpo, si fa spazio nella mente, ti stringe il cuore; è lì quando ripensi all'ultimo viaggio, quando senti i profumi di terre esplorate, quando sogni Paesi inesplorati.
E' sete di quella conoscenza che può essere soddisfatta solo con l'esperienza.
E' fame di diversità, voglia di scoperta.
Il viaggiatore impara dai viaggi. Sa che perdersi è la cosa migliore per scoprire una città, sa che la fatica regala emozioni impagabili.
Vive in un mulinello di eccitazione, ansia, curiosità, che con la partenza assumono la forza di un uragano.
Sono convinta si nasca con
il gene del viaggiatore, perchè lo si ritrova in persone pigre, stanziali e abitudinarie che sanno trasformarsi in cittadini del mondo solo davanti ad una partenza.
La differenza sta proprio in questo super concentrato capace di farti star sveglio la notte, e ti accompagna nei sogni ed è lì al risveglio; è quell'astinenza che provi dopo tanto che non parti, che ti spinge a cercare voli, segnare posti, immaginare fughe; ovunque, perchè
fuori dal portone di casa comincia una terra da scoprire.
Ho trovato una frase di Anita Desai che dice: “Wherever you go becomes a part of you somehow”.
Per me è in questa citazione che risiede la netta differenza con il turista: il viaggiatore è tale per la sua "memoria esperienziale" che accumula in ogni angolo di sè. Il viaggio insegna e lascia qualcosa che va oltre alle nozioni artistiche e culturali; una ricchezza inspiegabile che non andrà mai perduta.
E l'astinenza da viaggio ti porta a delirare con un post in cui riversare tutti quei sentimenti che hai voglia diventino reali con brividi sulla pelle e occhi che brillano.
Perchè ho voglia di salire su un aereo, riempirmi i polmoni di aria che non sappia di casa, sentire la paura della lontananza e la felicità della lontananza; abbandonare le mie abitudini, crearmi un nuovo vestito di quotidianità da cambiare ogni volta che gli imprevisti modificano la giornata.
Ne ho bisogno. Come ogni viaggiatore.
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